Charles Jules (Carlo Giulio) Barberis, da Menuisier a precursore della prefabbricazione architettonica, al seguito di Le Corbusier.

Sul numero 51 (2019) della Rivista Abitare la Terra è ospitato un articolo relativo alla figura di Carlo Giulio Barberis, nato in Italia, ad Acqui Terme, ma naturalizzato in Francia. Pressoché sconosciuto nel nostro Paese, Barberis è stato assai considerato oltralpe, non soltanto per i suoi meriti imprenditoriali circa l’applicazione del legno in opere immortali come l’Unité d’Habitation di Marsiglia, con cui inizia a collaborare col grande maestro, ma anche per meriti politico-militari maturati come partigiano durante la resistenza nella Corsica dove risiedeva.

Al fine di consentire una più agevole lettura, il testo è qui riportato per intero. Seguono le relative immagini, la cui qualità è quella che si è potuto avere, tra cui una relativa alla Rivista.

Il testo dell’articolo.

Charles Jules (Carlo Giulio) Barberis, da Menuisier a precursore della prefabbricazione architettonica, al seguito di Le Corbusier.

Felice Ragazzo – Roma, Febbraio 2019

A partire dalla seconda metà degli anni ’40 in poi, nell’intorno progettuale di Le Corbusier entra in scena un personaggio che si rivelerà di prima grandezza, sia come imprenditore del legno, sia come acuto risolutore di problemi progettuali, soprattutto volti alla prefabbricazione. Il suo nome, da italiano, fu quello di Carlo Giulio Barberis, mentre dopo la naturalizzazione francese avvenuta alla fine della Seconda Guerra mondiale l’appellativo nominale si trasformò in “Charles Jules”, in seguito semplificato in “Charles Barberis”. La sua nascita avvenne il 31 marzo 1908 ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria. Venuto a conoscenza di questa eminente figura in occasione di una recente attività formativa legata al celebre Cabanon presso il Corso di Laurea in Disegno Industriale – Sapienza Università di Roma, fui subito colpito dal cognome che è assai diffuso nell’intorno acquese. Infatti, interpellata al riguardo la Fondazione Le Corbusier, a Parigi, la pronta risposta fu la seguente: “Cher Monsieur, Monsieur Barberis est né à Acqui Terme, en Italie du Nord le 31 mars 1908. Il quitte Gênes en 1926 pour rejoindre la ville française de Nice où il reste jusqu’en 1930. A cette date il rejoint la Corse, Ajaccio. Je reste à votre disposition”. Bien à vous, Arnaud Dercelles – Responsable du centre de documentation et de recherches – Fondation Le Corbusier. Forte di questa risposta non è stato difficile risalire all’atto attestante la nascita. Interpellate le sorelle Luisa e Lucilla Rapetti, studiose locali di storia, e poi, tramite loro, l’esperto dell’archivio comunale John Keith Lilley, si è potuto entrare in possesso dell’atto di battesimo.  Numerose fonti di informazione sono sparse nella rete, ma quella più diretta riguarda il figlio François che vive a Montpellier. A sua firma esiste una dettagliata biografia. Altrettanto diretta è la fonte riguardante il documentario “l’architecte et le menuisier”, a cura di Jean-Louis André, realizzato per “France 3 – Corse”, diffuso il 12 giugno 2015.

Compiuti due anni, Barberis rimase orfano di madre. Il padre poco dopo si trasferì nella vicina Genova con il resto della numerosa famiglia dove dette vita ad un piccolo commercio di vino. Crescendo negli anni, Carlo Giulio apprese i mestieri di carpentiere e falegname. Raggiunta una maggiore età aderì al Partito Comunista. I fatti evolsero in modo tale che nel 1926 dovette fuggire da Genova riparando, in un primo tempo a Nizza, e quindi, nel 1930, ad Ajaccio. In terra corsa fondò una segheria/falegnameria che ebbe subito un discreto successo. Con l’avvento della guerra e l’insediamento del governo di Vichy la situazione si fece però di nuovo problematica per Barberis, in quanto, dopo aver militato nel Partito Comunista Francese, poi spinto da moti di opposizione e libertà, aderì alla massoneria. Durante l’occupazione italiana e tedesca fu arrestato e, con la complicità dei servizi segreti italiani, fu deportato all’Isola d’Elba. Da lì, insieme ad altri sei prigionieri, riuscì tuttavia a fuggire con una barca a remi e dopo trentasei ore di avventurosa navigazione poté riparare di nuovo in Corsica, dove si rese nuovamente attivo nella resistenza. Come detto, a guerra finita ottenne la cittadinanza francese dal Governo Provvisorio della Repubblica Francese, su volere di Charles De Gaulle. In seguito gli furono conferiti altri attestati di ordine militare legati al suo impegno di partigiano. Sul finire degli anni ’40 partecipò alla gara per l’intera fornitura del materiale di legno, relativo al programma edilizio inerente l’Unité d’Habitation di Marsiglia. La vinse, e da quel momento non cessarono più i suoi rapporti con Le Corbusier. I passi ulteriori furono sempre quelli di fornire i manufatti lignei in successive analoghe opere, come avvenne nel periodo 1951-55 con la Cité radieuse de Nantes-Rézé. La collaborazione con lo studio di Le Corbusier si sviluppò ai massimi livelli, oltre che con l’architecte en chef, le relazioni riguardarono pure l’architecte délégué, André Wogensky e l’architecte gros oeuvre, Guy Rottier. In quel frangente progettuale, stando alla biografia redatta dal figlio François, sembrerebbe essere stata una sua pervicace idea quella di realizzare un modello al vero della conosciutissima “cellula”. Ciò illumina sul fatto che, in realtà, la segheria-fabbrica di “Saline”, da Le Corbusier in poi, ha sempre più assunto il carattere di una sorta di Atelier illuminato, seppure differito, dove, non soltanto si sarebbero dovuti segare legni e produrre manufatti, ma anche effettuare puri atti creativi. Intanto, già a partire da quello che qui si potrebbe definire come l’ufficio “Ricerca & Sviluppo”, sussiste una contaminazione progettuale in ordine al Modulor, sulla base di schizzi di Le Corbusier. E poi, insieme ai normali prodotti lignei, si sono talvolta realizzate opere puramente espressive. Un di queste è la scultura offerta da Le Corbusier a Barberis in ringraziamento per il suo contributo concettuale e tecnico. Si tratta di una grande figura umana con un braccio alzato, ritagliata da pannelli, dipinta di rosso con sfondo di geometrie policrome.

Una tappa importante, nei primi anni ’50, ha riguardato la costruzione del Cabanon come casa di villeggiatura per la moglie Yvonne a Cap Martin sulla Costa Azzurra. Quest’opera, ideata in realtà da Le Corbusier sulla base di suoi volanti schizzi come prototipo per una produzione seriale di case di villeggiatura, fu poi sostanzialmente progettata, non soltanto tecnicamente, da Barberis. Risulta che all’inizio facesse parte del progetto anche Jean Prouvé. Visto a distanza di tempo, il Cabanon sembra mettere in mostra due anime: una, esterna, dall’apparenza rudimentale per la foderatura a sciaveri di una struttura a telaio, tuttavia ospitanti aperture esterno-interno di disegno assolutamente non convenzionali; un’altra, interna, dove domina una fantasia ricca di geometrie, numeri aurei, colori, specie legnose, tecniche raffinate di lavorazione. Come se l’esterno fosse l’espressione di un duttile carpentiere e l’interno quella di minuzioso “menuisier”.

Ecco un piccolo spaccato di un uomo geniale, nato in Italia, naturalizzato in Francia, ma che ha saputo parlare a tutto il Mondo, la cui esistenza cesserà ad Ajaccio il 31 ottobre 1980.

Le immagini.

Sommario del n. 51 di Abitare la Terra

Decreto di naturalizzazione di Carlo Giulio Barberis quale cittadino francese.

Prototipo di prospetto architettonico ligneo per la Cité Radieuse di Marsiglia, realizzato ed esposto nell’opificio di Salines.
Ufficio Tecnico, sede di Salines (1951) realizzato in previsione dei lavori della Unité d’Habitation di Nantes-Rézé. L’edificio fu costruito in ordine al Modulor, a partire da uno schizzo di Le Corbusier.
Ossatura lignea del modello al vero di un blocco costruttivo, cellula, approntato con la finalità di testare preventivamente ogni aspetto progettuale, tecnico-costruttivo, funzionale, per quanto riguarda la futura edificazione della Cité Radieuse de Nantes-Rézé. Per affrontare il problema, Barberis fu invitato da Le Corbusier a collaborare con l’architetto André Wogensky, ma per parte sua immaginò che occorresse approntare un Ufficio Tecnico ad hoc e realizzare un modello al vero, per di più nella lontana Corsica. La cosa parve strana sia a Le Corbusier, sia a Wogensky, ma poi alla fine fu profittevolmente accolta.
Modello al vero di un frammento di Unitè. Vista dal lato della collina.
Modello al vero di un frammento di Unitè. Vista frontale.

Barberis, la moglie Delleda, un gruppo di collaboratori.
Scorcio interno del modello al vero, relativo alla vista di una cucina.
Scorcio interno del modello al vero. Per un nuovo sistema non convenzionale di infissi.
Cantiere di Nantes, sollevamento ai piani degli infissi.
Opificio di Salines. Le Corbusier parla agli operai in un momento conviviale.
Modulor in versione bassorilievo ligneo policromo (246x135x34, cm) donato da Le Corbusier a Barberis in ringraziamento per il suo contributo concettuale e tecnico.

Cabanon (luglio 1952). Fase finale del montaggio presso la sala d’esposizione dell’opificio di Salines. Il successivo mese di agosto, dopo essere stato smontato e trasportato, sarà nuovamente ricostruito nella sede definitiva di Roquebrune-Cap Martin sulla Costa Azzurra.
Lettera di Le Corbusier indirizzata a Barberis, datata 4 settembre 1958, nella quale gli è tributata vera riconoscenza per le sue qualità di imprenditore del legno.

Cabanon. Roquebrune-Cap Martin 11 agosto 1965. Charles Barberis, Delleda Barberis, Le Corbusier, l’architetto Gino Ratti (in prima fila) con sua moglie, sedici giorni prima della scomparsa del grande maestro. La foto fu scattata da Guy Rottier.

Le immagini sono state gentilmente fornite da François Barberis, figlio di Carlo Giulio.