PALI, BRICOLE, SAETTE

PRIMO CONVEGNO NAZIONALE EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA DI LEGNO
Venerdì 20 febbraio 2015 – Sala Vivaldi – Centro Congressi – Legno Edilizia – Fiera Verona.

Particolari costruttivi per la durabilità e CNC – Franco Laner – Felice Ragazzo.

PALI, BRICOLE, SAETTE.

Felice Ragazzo  www.feliceragazzo.it.

Più che mai nel “Tecnico” è saggio gestire l’immaginazione al fine di soccorrere la produzione! Dico gestire, poiché nulla di ciò che verrà qui ora illustrato è stato immaginato ex novo, men che meno improvvisato, ma soprattutto, men che meno avulso da ciò che è industriale nel settore legno da alcuni decenni. Di concerto con Franco Laner sono qui focalizzate tre situazioni: un palo in un prato di montagna, un gruppo di bricole quasi consumate, una saetta già giuntata in un ponte sempre veneziano.

Il tema dell’acqua compare nella doppia sfaccettatura, di fattore di degrado, quando l’ambiente è quello dell’aria, specialmente se in prossimità del cosiddetto bagnasciuga; di non particolare pericolosità (a parte l’azione delle teredini), quando l’ambiente è totalmente immerso.

Si sa che non è affatto facile eliminare le cause di degrado da umidità, specialmente quando si verificano concomitanti processi fotochimici, ed è pertanto per questa ragione che non si può fare a meno di accettare il “compromesso” della sostituibilità. Poiché ciò che va in rovina è più spesso la parte, piuttosto che il tutto, ecco allora che talvolta conviene ritagliare il marcio per far posto al sano. Quest’ultimo, se la situazione è a rischio, certamente si degraderà presto, ma se è già predisposto alla rimozione non sarà un problema grave sostituirlo a sua volta. È la logica del “pezzo di sacrificio”!

Con opportuni accorgimenti, si può però gestire tale funzione di sacrificio in modo che risulti il meno cruenta possibile, il che poi vuol dire anche la meno costosa possibile. Il principio assodato da cui partire è sempre ripetuto e consiste nel fare in modo che l’acqua non ristagni! Con un ragionamento più sottile si può osservare che, qualora entri in qualche anfratto, si faccia sì che se ne esca presto e facilmente. Approfondendo ancora si può fare in modo che sia il meno facile possibile all’acqua di entrare. Ma più si specializza, più si elevano i principi, più si fanno esclusive le prestazioni, maggiormente si deve sofisticare la tecnica. Ecco allora che certe pratiche consuete non bastano più ed allora, se esistono, se ne utilizzano di nuove mai sperimentate.

Le elaborazioni a sostegno di quanto detto muovono secondo le seguenti direzioni:

–          Fare in modo che il pezzo sovrastante faccia in qualche modo da cappello a quello sottostante, così che i bordi fungano da sorta di gocciolatoio;

–          Ogni superficie interna orizzontale muti in una sorta di sella a pendenze bilaterali, cosicché l’acqua eventualmente entrata sia favorita ad uscire;

–          Ogni eventuale accessorio metallico di collegamento risulti sempre occluso nella massa lignea;

–          Le superfici di contatto tra pezzi lignei non siano mai poliedriche, ma bensì “a-poliedriche”;

–          Le parti a maggior rischio di degrado siano preventivamente concepite come sorta di protesi da sostituirsi periodicamente;

Sulla base di tutti questi presupposti il gradiente tecnico non può che essere quello sviluppato mediante centri di lavoro a controllo numerico, di alta sofisticazione. In questo quadro vale la locuzione di “stereotomia del positivo e del negativo”, ma più ancora quella di “aritmopoiesi”.

Vai al Pdf: Legno Edilizia 2015