Miss Wood sedia – Miss Wood tavolo

Sono raggiungibili on-line i nuovi cataloghi Missoni Home 2021 – https://www.missonihome.com/wp-content/uploads/2021/01/mh-2021-catalogo-immagine.pdf

Compaiono due nuovi prodotti lignei: una sedia e un tavolo. Tutto nasce dall’archetipo “sedia Miss”, avente armatura metallica imbottita e rivestimento a stoffa colorata. Al fine di riprodurre col legno l’esile eleganza della Miss originale è occorsa una strategia, impraticabile coi metodi tradizionali, ma bensì fondata su tecnologie d’avanguardia, tra digitalizzazione delle forme e stereotomia computerizzata dei manufatti. Con felice sorpresa, lunghi studi e meticolose elaborazioni condotte con spirito di ricerca del meglio e del nuovo, con lunga anticipazione temporale rispetto a questo fortunato lavoro, stanno ora offrendo un incoraggiante risultato. Appare chiaro in sottofondo un paradosso: il senso del naturale e dell’organico non è tanto frutto di una visione a senso unico e stereotipata della natura, quanto di una stridente maturazione favorita mediante accentuati artifici.

Una versione della sedia Miss originale

Ecco una collezione di immagini tratte dal catalogo.

Sedia Miss-Legno

Libere interpretazioni a cura di Felice Ragazzo

Esegesi della “Fibra”

Le figure simboliche di “fibra” e “tessuto”, vuoi come manto di copertura, vuoi come stadi nella struttura biologica di una particolare materia, accomuna prodigiosamente la sedia-archetipo rivestita di stoffa “Miss” alla sua nuova figliazione “Miss-Legno” fatta col nuovo materiale. E l’allegoria del “filo d’Arianna” illumina sulla relazione tra il significato di “filo”, come estensione del concetto di “fibra”, con quello di “iso-parametrica” (composta di infiniti punti ordinati secondo piccolissimi segmenti di parabola) come linea-guida che incrociandosi con altre nel computer “tesse” le NURBS; quelle superfici con cui oggi si geometrizza la materia, al fine di praticare moderne tecnologie. Questi sono stati i primi pensieri su cui non potevo esimermi di concentrarmi prima di maneggiare gli strumenti di misura per effettuare rilievi; prima di maneggiare strumenti digitali per costruire virtualmente le forme stabilendo teoricamente i nessi tecnici e formali tra di esse; prima di compilare al pari di uno spartito musicale i testi grafici necessari alle successive fasi attuative; prima di ardire a conquistare tra sensibile e intellegibile un fulgore di bellezza.

Il sigillo muliebre della sedia Miss versione originaria, tutta nei segni di Venere, Penelope e Arianna, si rigenera per incanto con le lisce e continue giunzioni a “Curve di Giunone”. Le asperità giuntanti dei “Dardi di Giove” sono deposte nell’antro di Plutone come retaggio del passato, e un Prometeo 4.0 può forse di nuovo osare a rendere disponibile un nuovo fuoco.

Miss-Tessile

Vale per il complesso, vale per i dettagli: le reali e concrete forme della sedia “Miss-Tessile” sono la diretta conseguenza dello stiramento della stoffa di rivestimento, in opposizione alla resistenza a stringersi dell’imbottitura, tenuto conto della rigidità dell’ossatura metallica. Potendosi abbastanza stirare pressoché in tutte le direzioni, da originariamente planare, la stoffa può assumere forme superficiali variamente incurvate, sia in senso positivo, sia in senso negativo, ovvero, variamente ricurve a seconda della sezione variamente praticata. Punto per punto, quindi, la forma è frutto dell’equilibrio (peraltro instabile localmente) instaurato da forze in contrasto. Ma la sensazione che emana è piacevole, confortevole, attraente, rassicurante, quasi che l’oggetto si trasfiguri in una persona amica e fiduciosa. E tutto ciò al netto di ogni sorta di testura di stoffa con cui è cucito quell’abito foderabile-sfoderabile, peraltro a ulteriore sottolineatura di femminilità. Ciò a mettere in rilievo il fatto che la superficie, nella sua qualità meramente visiva e quindi priva di fisicità, circoscrive il suo ruolo a dimensione di pura estetica. La vera partita, nel senso di una bellezza dal significato più ampio ed esteso, pertanto impossibile a misurarsi, la esplicita Marcovich con parole di Eraclito laddove è asserito che: “la più importante ragione della unità degli opposti (…) consiste in una costante tensione o conflitto”.

Miss-Legno

Per la versione “Miss-Legno” non valgono più per intero le stesse considerazioni, perché dal campo della “plasmazione” e delle forme frutto d’equilibrio del tessile, si passa a quello bloccato della “stereotomia”, parola con cui si vuole intendere il taglio mirato e intelligente in ogni direzione dello spazio di un frammento di pietra, di metallo, di legno… così come avviene nella scultura a scalpello. Da un processo fondato sull’aggiungere e sul forzare, si passa a un altro fondato sul progressivo sottrarre. Sono trucioli che volano per essere staccati da un blocco in origine più grande, cosicché, se nel primo caso il processo (entro certi limiti) risulta reversibile, nel secondo è assolutamente irreversibile.

Se si mettono a confronto le due tipologie di sedia ne emerge una pressoché totale disuguaglianza. Ci sono però aspetti che visibilmente vanno nella stessa direzione: in entrambe le tipologie l’insieme è il frutto dell’assemblaggio di componenti parziali e separati. E poi, come in ogni cosa che si realizzi, non può mai darsi che uno dei due universi cessi del tutto il suo apporto, per quanto in antinomia si venga a porre. Un frammento minimale, o dell’uno o dell’altro, sarà sempre presente per il suo ruolo in antitesi. Nella versione “Miss-Tessile” ciò si evidenzia soprattutto con la “geografia” di pezzature di stoffa che cucite ne formano la sorta di “vestito”. E qualcosa che fa riferimento alla presenza di componenti lo si intuisce pure con la sottostante ossatura metallica. Nella versione “Miss-Legno”, l’assemblaggio di componenti separati riveste un impatto di altra natura, forse di maggiore impatto, in quanto più radicalmente richiama i sofisticati modi con cui le sedie si sono sempre fatte. Con l’eccezione, però, dei rari casi di sedie mono-materiche o di pochissimi pezzi, per lo più frutto di manifatture africane o medio-orientali, ma anche vernacolari presso le nostre campagne.

Se si vuole, significativi archetipi lignei paragonabili a quelli attuali si possono trovare già a partire dall’antico Egitto. Le stesse tipologie non mancano poi negli esempi di epoca greco-romana, medioevale, rinascimentale, attraversando i secoli che precedono i giorni nostri. Vale la pena di richiamare le similari e pressoché coeve manifatture di Parigi e di Chiavari (la seconda come intenzionale figliazione della prima) che hanno avuto fulgore tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo in Francia e in Italia, non dimenticando Piffetti e Maggiolini. A riguardo di manifattura delle giunzioni, nonché di rifinitura delle superfici, tra le sedie di Parigi e quelle di Chiavari, più che di un’arte, si può forse dire che trattasi di filosofia o di religione.

Con la sedia “Miss-Legno” si è voluto assorbire per intero quel senso di duratura perizia che mette insieme un’elevata solidĭtas ad abilissime manifatture, tanto nel giuntare i pezzi di legno, quanto nel rifinirli con azioni progressivamente minuziose, sulla base, beninteso, di forme magistrali. Ma con esplicita consapevolezza del sostanziale salto di paradigma determinato dalla mutata situazione tecnologica. Il fatto a mano, su licenza d’artista, che ha favorito capolavori per lo più di pezzi unici o per numeri esigui, oggi muta nel fare interattivo tra abilità digitali di progetto esecutivo, abilità digitali di tecno-fattura, abilità di confezionamento e rifinitura diventati evoluti, non ponendo più limiti alla serie.

La sedia “Miss-Legno” è in questo senso un originale esperimento, poiché non tanto si tratta di utilizzare i vantaggi offerti da nuove tecnologie per dare con maggior celerità un volto rinnovato alle forme esteriori degli oggetti, lasciando pressoché immutato il costrutto tecnologico delle parti interne, ma bensì si tratta di radicale invenzione dell’intero impianto, oramai svincolato da ogni sorta di fare consumato e pregresso, come quello che attiene alle giunzioni poliedriche. Con la sedia “Miss-Legno”, interno ed esterno dei corpi formano un tutt’uno. Con la sedia “Miss-Legno” viene meno, o si riduce notevolmente, la discrasia tra materia e forma che, per quanto riguarda il legno, è densa di problematicità a volte di difficilissima soluzione. Con l’inderogabile cattiva mescolanza tra forma e materia legnosa: la prima libera e agile a mutare, la seconda già plasmata e quindi immutabile in tessuti fibrosi che hanno preso forma coi cicli naturali, è inequivocabilmente ipotecato l’aspetto finale di un oggetto. Una chiave che rende meno proibitivo l’aggiramento dell’ostacolo sta nell’artificio – inventivo – di lisciare le giunzioni, ovvero di arrotondare gli spigoli, rendendo “a-poliedriche” quelle configurazioni di collegamento che sono sempre state invece “poliedriche”, così come si manifesta in natura nel collegamento fra ramo e tronco. Il vantaggio risulta già evidente a livello intuitivo, in quanto se si fanno combaciare tondini e gusci, e non spigoli e diedri, la fibrosità del legno viene messa meno a repentaglio coi tagli e le asportazioni (innaturali per questo materiale) che necessitano alle varie compenetrazioni giuntanti. La caratteristica “anisotropia” viene così a risultare meno esasperata dalla necessaria frammentazione asportante di giunzione. Il risultato è che, anche in presenza di una conformazione esile e sinuosa quale si ha con la sedia Miss, si può fare in modo che, pur adottando il legno, l’oggetto strutturale stia meglio in piedi e che meglio sopporti i carichi, che la materia dolcemente e spontaneamente si pieghi ritrovando il primigenio equilibrio. Da ciò traspare una “filosofia” in base alla quale con giunzioni “a-poliedriche”, a parità di massa, si ottiene maggiore robustezza e, al tempo stesso, a parità di sforzo necessita meno massa. Ma se a parità di sforzo ci vuole meno massa, ne consegue che diventano compatibili forme più esili e sottili (la peculiare vocazione di Miss), parole che vanno di pari passo con bellezza ed eleganza.

Il passaggio da una “geometria degli spigoli” a un’altra delle “superfici lisce” è oggi reso possibile dalla concomitanza di circostanze digitali che per un verso agevolano la determinazione rigorosa di forme geometriche 3D prive di soluzioni di continuità, dall’altro ne permettono la traduzione in chiave di “stereotomia del positivo e del negativo”, non nel senso gaussiano di “ellittico” e “iperbolico”, ma bensì più banalmente nel senso di due opposti spaziali congruenti. Diventa pertanto coerente la relazione tra “positivo-convesso” e “negativo-concavo”, in ordine a frese montate su CNC. Con questa “filosofia”, per fare un tenone e una mortasa non servono più due distinte geometrie, ma un’unica vale per tutti e due! Con una sola geometria si può determinare l’azione tanto delle frese per fare il “positivo-convesso” del tenone, quanto il “negativo-concavo” della mortasa, in modo che il vuoto con il pieno combaci. Questa è la radicale novità insita nel digitale applicato alla meccanica nelle lavorazioni del legno! È una radicale novità che, prima d’ora, mai nessun artificies ha avuto la ventura di poter assaporare. E se si tiene conto del fatto che i CNC, anche dotati di cinque gradi di libertà, sono operanti da almeno cinquant’anni, ne consegue che ci voleva la sedia “Miss-Legno” affinché questo tipo di modernità uscisse dalla pluridecennale ibernazione. I tessuti fibrosi del legno ne esprimono la bellezza manifestata nelle multiformi maniere con cui lo si taglia (tagli paralleli longitudinali, tagli trasversali, torniture e intagli di ogni forma). Il risultato visivo e tattile sono le venature nonché le testure di superficie. Con la sedia “Miss-Legno” anche questo è stato un terreno di studio, di sperimentazione e di ricerca formale oltre che estetica, poiché l’integrazione tra il digitale progettuale e quello da elettro-fresatura favorisce di gran lunga la predeterminazione dei risultati finali. Con questa “filosofia” d’approccio, mai praticata prima d’ora, ci guadagna il design nel suo complesso, poiché ci guadagna la concretezza dell’oggettualità materiale in perfetta simbiosi con l’imponderabilità dell’appariscenza.

La simbologia del “tessuto”, insita nella sedia archetipo “Miss-Tessile”, pressappoco vale, al tempo stesso, nella sedia “Miss-Legno” circa l’aspetto superficiale del materiale. Ma vale anche per le “iso-parametriche” con cui si strutturano le NURBS, mediante le quali si vestono i volumi progettuali. Ed è proprio in questo nodo – laddove tra i volumi soprattutto giuntanti interagiscono forze oppositive – che si ripropone quel salto dalla mera dimensione estetica, oltre che geometrica, a quella di un concetto di bello, più ampio, esteso, imponderabile. È come un campo privo di limiti e in cui sono compatibili infinite possibilità di attraversamento. Diventano con ciò plausibili numerose forme di ibridazione che, nel concreto delle apparenze di superficie, possono dare luogo a situazioni graduali di passaggio dalla sedia archetipo “Miss-Tessile” a quella derivata “Miss-Legno” e, vice, versa. Un esempio di immediato acchito assembla un’ossatura tutta di legno a foderature di tessuto, tanto nel sedile, quanto nello schienale. Una visione progettuale, libera e disincantata, in armonia a tecnologie d’avanguardia, anima la levitazione dalla tessile “fibra” della prima sedia “Miss”, alla legnosa “fibra” della nuova. Stoffe, linee e misure sono state il tangibile della sedia-archetipo “Miss” che, con metri, righe, calibri, goniometri, computer e CNC, è stata perlustrata in analogico e digitale. Poi, per il legno, ancora linee e dimensioni, ma anche impalpabile ispirazione. Una “Miss” costruita da una schiera di “Gnomi 4.0” espressiva di una magia ardita e tecnologica. Come a una signora che si voglia appuntare una spilla diversa sul suo abito elegante – diventato ormai un tutt’uno con le sue forme – si può cambiare un dettaglio, farle un segno, personalizzarla con il colore di un’essenza, proprio come si faceva con il “fatto a mano”, su “licenza d’artista”, ma ora semplicemente con un click su quello schermo digitale applicato alla meccanica!

Tavolo “Miss-T”

Se la funzione è distinta, benché adeguata e congruente rispetto a quella della sedia “Miss-Legno”, nel tavolo ligneo sussiste una pressoché totale affinità per ideazione e sviluppo progettuale con questa. Valgono gli stessi presupposti ideali, oltre che gli stessi paradigmi concreti ed essenziali. In qualità di opera prima, è venuto meno, tuttavia, il presupposto del metodo progettuale fondato sulla mimesi dell’archetipo di stoffa nel suo emulo ligneo. Il tavolo nasce subito come esemplare di legno. L’omologazione con la sedia “Miss-Legno” è pressoché calligrafica nelle giunzioni dei componenti, soprattutto principali (gambe, testate, longheroni); essa si allenta e anche scompare via via che in questi si diversificano caratteristiche e ruoli. Permane in ogni caso un dato essenziale: l’uniformità d’impatto visivo di sedia e tavolo accomunati in un unico spazio. Poiché, tanto la sedia “Miss-Legno”, quanto il tavolo “Miss-T”, – “stilisticamente” – hanno come unica sorgente ispirante la sedia “Miss-Tessile”. Il punto di più esplicita omologazione “stilistico-formale” si situa nell’attacco gamba-testata e, per quanto riguarda le sedia, si situa unitamente ai traversi laterali, mentre per il tavolo, si situa unitamente ai longheroni. È questo il punto in cui si concentra con maggiore intensità l’omologia plastica delle superfici situate all’esterno della materia con quelle racchiuse, invisibili, nell’interno. Le prime, volte a caratterizzarne la forma come trasposizione geometrico-lignea di quel senso primigenio d’equilibrio tra stoffa e imbottitura, le seconde volte ad accentuarne proditoriamente la robustezza. È in questo problematico “nodo a tre vie” che, grazie alla meticolosa gestione di ogni singola NURBS, interna e esterna, si sublima il tentativo di aggiramento della concentrazione di limiti insiti nelle proprietà anisotrope ed eterogenee del materiale-legno. Divenuto pulito concettualmente, ordinato tecnicamente, efficace strutturalmente, questo nodo a tre vie incarna la tappa d’inizio per successive articolazioni tipologiche del tavolo “Miss-T”. Il problema di comporre tavoli di foggia diversa si sposta sulla questione degli interassi tra i nodi. A questo si lega l’importante sotto-problema di mantenere quanto più possibile invariato il set di frese già predisposte per la sedia. La questione pone limiti pressoché irrilevanti per quanto riguarda le geometrie di giunzione, mentre pone limiti significativi per quanto riguarda le sezioni e, in conseguenza di ciò, per quanto riguarda le lunghezze delle membrature orizzontali, testate e longheroni. La stima fatta è che si possono raggiungere in entrambe i casi (con un legno adeguato) all’incirca i due metri, potendoli forse anche superare seppure di un poco. In base a ciò e stabilita la lunghezza delle testate intorno ai 90 cm, oltre a stabilite quelle dei longheroni sulla base di opportune variazioni, si possono ottenere le seguenti tipologie di tavolo:

  • “Miss-T1”, tavolo quadrato a quattro posti (1+1+1+1);
  • “Miss-T2”, tavolo rettangolare a sei posti (1+2+1+2);
  • “Miss-T3”, tavolo rettangolare a otto posti (1+3+1+3);
  • “Miss-T4”, tavolo rettangolare a dieci posti (1+4+1+4).

In questo modo, in ordine al principio di unità estetico-formale aprioristicamente ricercato tra sedia e tavolo/i, si viene ad ampliare ancora di più quella possibilità di ibridazione già individuata tra sedia “Miss-Tessile” e sedia “Miss-Legno”. In questo modo le condizioni d’ibridazione possibile diventano molto più varie e ampie, poiché si moltiplicano le mescolanze tipologiche dei singoli oggetti. Una strada maestra per rendere progressivo un prodotto industriale.